Due giornate di seminario, 12 temi di approfondimento, 25 relatori, 140 visitatori. Questi i numeri della seconda edizione di European Pharmacovigilance Congress 2018.
Abbiamo estrapolato i concetti che consideriamo più interessanti per i nostri lettori.
Si è tenuto a novembre 2018 la seconda edizione dell’European Pharmacovigilance Congress, l’evento italiano dedicato alla farmacovigilanza. In due gionrate di congresso, sono susseguiti 25 relatori che hanno esposto 12 interessanti temi. Li abbiamo riassunti per voi.
1. Aggiornamenti di Eudravigilance e conoscenze guadagnate in un anno di implementazione delle nuove regole
Calin Lungu, EudraVigilance e XEVMPD Trainer form EMA e CEO di DDCS, ha elencato alcuni consigli pratici per la gestione dei casi emersi dalla prima sessione.
Uno su tutti: è bene impostare una data di download che includa i tre giorni precedenti all’ultima data disponibile. È un’azione che preserva dal download di duplicati e risparmia dallo scaricare un caso contenente un errore che verrà corretto il giorno dopo.
Calin ha inoltre chiarito che il day zero – così viene definita la data da cui dovrebbero partire le deadlines per lo scambio dati – è un concetto non riconosciuto da EMA, ma oggetto di un accordo che le aziende farmaceutiche dovrebbero definire con una procedura operativa standard interna (SOP) e concordare con i partner (SDEA – Safety Data Exchange Agreement).
Françoise Dumas Sillan, Vice President e Head Global QPPV office di Pfizer, partecipante alla pilot phase, ha fornito i numeri dei casi scaricati dalla società: 18mila al mese. Di essi ben il 65% invalid. Ha inoltre descritto – con toni critici – la lentezza della risoluzione di alcuni problemi tecnici dei software di Eudraviglilance.
Paolo Porcelli, Ispettore Senior GVP e Ufficio Attività Ispettive e Certificazioni di AIFA, ha fornito i dati emersi dalle ispezioni. L’area più critica è risultata la signal detection. In aumento i finding sui sistemi informatici per la farmacovigilanza in particolare sulla qualità del database, il data missing, validation e mancanza di confronti su download e transmission rispetto al cartaceo.
Puoi approfondire leggendo: Eudravigilance e i duplicati: 8 consigli utili per evitarli
2. Signal Management
Relatori della sessione sulla signal detection sono stati Glyn Belcher, esperto in Signal Detection e Risk Management di PV Consultancy Ltd e Mircea Ciuca, Global Head Medical e Clinical Drug Safety di Vifor Pharma, eRMR.
Il primo ha fornito alcuni suggerimenti per ottimizzare l’analisi del segnale, come, per esempio, adeguarne la frequenza al volume dei casi mensili ricevuti: le aziende con più di 30 dovrebbero eseguirla mensilmente, mentre coloro che ne registrano meno possono svolgerla anche ogni 3/6 mesi. Ha sottolineato, inoltre, l’importanza della comunicazione tra i vari attori coinvolti nella farmacovigilanza, ovvero tra gli esperti di case processing, gli esperti di risk management e gli esperti di signal detection. Una calorosa raccomandazione è quella di non usare gli indicatori di disproporzionalità, utili per analisi statistiche, come verità assoluta, ma di eseguire sempre anche la revisione manuale sul singolo caso per la valutazione qualitativa.
Il secondo relatore ha fatto un excursus sugli impegni dei MAH in base alle GVP, ricordando, ad esempio, l’obbligo di accedere a Eudravigilance, d’investire su personale dedicato al signal management opportunamente formato e di adattare SDEA e procedure interne ai nuovi requisiti.
3. PV Quality System e impatti dei nuovi requisiti di Eudravigilance
In questa sessione Françoise Dumas Sillan, Vice President, Head Global QPPV office di Pfizer, ha definito il ruolo, i compiti e le responsabilità della figura del QPPV definendolo come il contatto principale per qualsiasi Agenzia Regolatoria a garanzia della qualità ed efficienza dei processi di farmacovigilanza aziendale e della sorveglianza della gestione del rischio. I requisiti degli EU QPPV dovrebbero essere conformi a quelli dei QPPV globali, in quanto sempre più Paesi al di fuori dell’UE richiedono ai titolari di AIC di nominare un QPPV operante a livello locale e alcuni Paesi extra UE hanno integrato i requisiti delle EU GVP con quelli delle proprie linee guide. Mentre l’EU QPPV non ha responsabilità legali al di fuori dei territori europei, il suo ruolo è globalizzato per sostenere i QPPV regionali e nazionali in tutto il mondo, garantendo la conformità con i loro requisiti locali. Ciò è ottenuto attraverso le attività dei QPPV Councils coordinati dal QPPV Compliance Office.
Jorgen Matz, Head of Global Pharmacovigilance e Drug Safety di InsudPharma, ha parlato del Pharmacovigilance System Master File descrivendone gli obiettivi ed elencandone le principali sfide, come, per esempio, la mancanza di chiarezza sulle responsabilità e deleghe dei QPPV (Annex A), sulla descrizione della struttura organizzativa e sull’approccio dell’audit e di tutto ciò che ne consegue. Quelle che comportano maggiori non compliance riguardano, tuttavia, i rapporti che avvengono al di fuori dell’UE, in primis l’esaustiva descrizione degli accordi contrattuali con i partner.
A conclusione della terza sessione Jose Alberto Ayala Ortiz, CEO di PVpharm, EU QPPV e trainer di EudraVigilance EVWeb-XEVMPD, ha fatto una panoramica sui punti fondamentali del Quality System e dei passi che i MAH devono mettere in atto per conseguirlo. Inoltre ha messo in evidenza i cambiamenti seguiti al 22 novembre 2017 e i punti incerti, ovvero l’implementazione della ISO IDMP OMS e la definizione degli accordi post Brexit.
4. La brexit e gli impatti sulla farmacovigilanza
Glyn Belcher ha fatto anche un intervento riguardante la Brexit, dichiarando che l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa oltre al clima d’incertezza porterà non pochi problemi, uno fra tutti relativo al trasferimento della sede di EMA che potrebbe comportare disagi e ritardi nei processi.
Inoltre, gli EU QPPV non potranno più risiedere nel Regno Unito, il quale a sua volta impone che i propri QPPV risiedano all’interno dei confini nazionali. Altra questione riguarda le autorizzazioni alle immissioni in commercio in quanto i farmaci approvati centralmente dovranno avere una specifica AIC per il mercato britannico, così come le aziende titolari dovranno avere sede e persona di riferimento in UK.
Ha evidenziato che le ispezioni ed i findings provenienti dal Regno Unito non saranno più accettati nel territorio europeo. Ci sarà comunque un periodo di transizione che durerà fino a fine 2020, data di effettiva uscita dall’Europa, durante il quale i regolamenti ed i processi di farmacovigilanza rimarranno invariati.
5. L’etica in farmacovigilanza
La farmacovigilanza ha come scopo finale la salute pubblica. Mira a massimizzare il benessere sociale, bilanciando le libertà individuali con risultati positivi per la salute pubblica, e incide sulla giustizia sociale, promuovendo la buona salute per chiunque e limitando le diseguaglianze ingiuste.
Queste le affermazioni di Damon Green, Medical Safety Surveillance Officer di Emergent BioSolutions e Former Medical Officer in FDA (CBER and CDER), che hanno scaturito necessità di approfondire il concetto; alla domanda se il maggior acceso dei pazienti alle informazioni abbia aumentato la loro sicurezza, ha risposto che ha di fatto complicato le cose: i pazienti subiscono l’influenza della pubblicità che promuove maggiormente i benefici di un farmaco, rispetto ai possibili rischi che vengono invece citati troppo velocemente. I pazienti quindi non li percepiscono a pieno e proiettano sul farmaco aspettative molto alte.
6. Patient Support Programmes
Phillipp Eichorn, Senior Director e Worldwide Safety and Regulatory di Pfizer, ha spiegato in dettaglio cosa sia un programma di supporto al paziente (PSP) e un programma di ricerca di mercato (MRP). Definendo, in base al modulo VI delle GVP, il primo come un sistema organizzato in cui il titolare dell’AIC riceve e raccoglie informazioni relative all’uso dei suoi medicinali e il secondo come un programma di raccolta, registrazione e analisi di dati rilevanti per il marketing e lo sviluppo del business di un farmaco (per esempio un sondaggio per capire come mai i pazienti passino a un farmaco concorrente). Queste raccolte di dati sono utili, oltre allo scopo preposto, anche per fare una valutazione del segnale ancora più accurata. È sempre bene però stare attenti alle under o over-reporting che potrebbero “sporcare” il risultato finale.
Raquel Martinez Manager ed EMEA Pharmacovigilance Agreements di Baxter S.L ha invece consigliato di dettagliare il più minuziosamente contratti e accordi con terze parti che svolgono attività di PSP e/o MRP. Infatti alcuni findings comuni durante le ispezioni su PSP e MRP riguardano un’assenza o un’inappropriatezza degli accordi in merito alla raccolta degli eventi avversi, un deficit del processo di riconciliazione e una mancanza da parte dei MAH di monitoraggio del fornitore che esegue PSP/MRP. Si raccomanda, inoltre, di fare una formazione più approfondita a tutte le persone coinvolte, sia all’interno dell’azienda, sia all’interno dell’organizzazione del fornitore.
7. Terapie avanzate
Quello delle terapie avanzate è un importante tema che è stato toccato da David Chonzi, Vice President e Head of Patient Safety and Pharmacovigilance di Kite Pharma, portando l’esempio di Chirmeric Antigen Receptor (CAR) T cell therapy, un nuovo approccio immunoterapeutico che implica l’ingegnerizzazione delle cellule immunitarie del paziente. Dalla terapia sono stati riscontrati alcuni rischi che sono ora sotto sorveglianza. A tal fine in USA ed EU sono stati previsti dei registri postmarketing dove annotare tutti i dati relativi alla sicurezza e alla minimizzazione del rischio su pazienti che devono essere seguiti per un minimo di 15 anni.
8. Gestione e minimizzazione del rischio
Sono stati quattro i relatori di questa sessione: Doris Irene Stenver, Chief Medical Officer della Danish Medicines Agency e membro del Pharmacovigilance Risk Assessment Committee (PRAC) e di EMA; Glyn Belcher; Fabio de Gregorio, Vice President, Head of Drug Safety Europe ed EU QPPV di Shionogi e Gian Nicola Castiglione, Director Global Pharmacovigilance ed EU QPPV di Chiesi Farmaceutici S.p.A.. Hanno informato la platea sulle attività del PRAC, su come compilare un Risk Management Plan di successo, su quali siano gli obiettivi e i requisiti del PASS (Post Authorization Safety Study) e infine su come strutturare il testo e il processo che deve fare la safety communication con interessanti consigli pratici circa l’editing e le traduzioni nelle lingue locali.
9. Contratti per l’outsourcing della farmacovigilanza
Sono sempre più numerose le aziende che devono appoggiarsi ai servizi di farmacovigilanza esterni. Dopo una vendor selection appropriata, è bene definire, fra le atre cose, i KPI, il personale addetto, gli strumenti utilizzati, le deadlines e le esigenze di entrambe le parti. I contratti di outsourcing devono essere i più minuziosi possibile, data l’assenza di linee guida ufficiali, e per tanto le aziende farmaceutiche devono tutelarsi per evitare di incorrere in non conformità di reporting regolatoria. Questi i consigli di Raquel Martinez, Manager / EMEA Pharmacovigilance Agreements di Baxter S.L, e Giovanni Furlan, Safety Risk Lead e direttore di Pfizer.
10. La farmacovigilanza attraverso i Digital Media
Davide Bottalico, Digital Healthcare & Innovation Director di Takeda Italia, con Valentina Mancini, Associate Director Pharmacovigilance, Deputy European Qualified Person di Shionogi, hanno fatto un simpatico intervento riguardo il rapporto tra digital media e farmacovigilanza. Secondo le GVP è obbligatorio raccogliere AE provenienti da qualunque fonte, social media e servizi di messaggistica compresi. Hanno dunque esposto la difficoltà di ottemperare a questo compito contrapponendo regolamentazioni e possibili nuove tecnologie per aiutare questo processo. Ne è un esempio la creazione di un algoritmo apposito per raccogliere segnalazioni di eventi avversi sui social, le quali dovranno comunque essere monitorate e gestite da skillato personale dedicato.
Puoi approfondire leggendo: Farmacovigilanza nell’era dei social media
11. La privacy in farmacovigilanza
Qual è l’impatto del GDPR sulla farmacovigilanza? Ne ha parlato Filippo Cerruti, Country Counsel d’Italia e Grecia di Amgen, spiegando che se è vero che il consenso al trattamento dati sta alla base della legge sulla privacy, non sempre è possibile ottenerlo. Tuttavia se si tratta di informazioni riguardanti la sicurezza sui farmaci che quindi impattano sulla salute pubblica, la mancata autorizzazione viene soprasseduta a favore del benessere comune.
12. Coinvolgimento del paziente per le misure di minimizzazione del rischio
Mario Bertazzoli Direttore e Group Head of Drug Safety e Reference Physician to EU QPPV in Helsinn Healthcare SA, e Paola Kruger, Patient Expert, EUPATI Fellow EUPATI Italia, sono i relatori dell’ultima sessione. Entrambi hanno evidenziato che le segnalazioni non serie devono essere sempre prese in considerazione dai MAH. Dal punto di vista clinico, queste, infatti, concorrono alla corretta definizione del dosaggio, mentre dal punto di vista dei pazienti aiutano nella generazione di un farmaco che garantirà loro una qualità di vita migliore.
In qualità di sponsor ringraziamo per la calorosa accoglienza degli organizzatori, per l’impeccabile conduzione delle due giornate e non ultimo per l’eccellente qualità e attualità degli argomenti trattati.