I social media fanno ormai parte della nostra quotidianità, ma possono influenzare anche il settore della farmacovigilanza? Sembrerebbe proprio di sì. Ci sono già aziende che si stanno attrezzando per il monitoraggio delle piattaforme social. 

 

La gestione della farmacovigilanza sui social network è stato il tema di un vivace dibattito all’European Pharmancovigilance Congress tra il Dr. Davide Bottalico, Digital Healthcare and Innovation Director di Takeda Italia, e la Dr.ssa Valentina Mancini, Associate Director Pharmacovigilance e Deputy EU-QPPV di Shionogi. Ecco gli argomenti del loro intervento.

Social listening

Le GVP affermano che deve essere riportato ogni evento avverso proveniente da qualunque fonte. Se ne deduce, dunque, che i social media e servizi di messaggistica siano compresi. Al giorno d’oggi le persone parlano liberamente sui canali social e diventa quindi necessario, fare del social listening, ovvero ascoltare il sentiment online. Si possono, infatti, trovare informazioni utili anche ai fini della farmacovigilanza dalle discussioni su eventi avversi.

Dashboard analytics

Intercettare post o frammenti di conversazioni utili alla farmacovigilanza non risulta, tuttavia, così semplice. A tal fine stanno nascendo nuove tecnologie, come l’Automatic Social Listening, basato su un algoritmo in grado di estrarre le informazioni appena pubblicate. Anche lo sviluppo di questi strumenti diventa, però, sempre più difficoltoso per via del continuo evolversi dei social media, che tendono a proporre una durata dei post più breve con contenuti il più possibile in tempo reale.

Enterprise social networks

Altro evolversi dei social media riguarda le aziende: sono sempre di più, infatti, i social network dedicati alla comunicazione interna aziendale, come per esempio Yammer. Nelle farmaceutiche, dove i dipendenti hanno la responsabilità di riportare i propri eventi avversi, l’utilizzo del social può avere uno scopo ancora più elevato, ma è bene ricordare che l’aver condiviso una certa informazione su tale canale non comporta l’aver ottemperato all’attività di reporting.

L’impiego di app come supporto alla farmacovigilanza

L’utilizzo di app di terze parti rappresenta una soluzione valida per la raccolta di eventi avversi riportati in conversazioni social. Tuttavia è necessario gestire questioni relative alla privacy: nelle condizioni d’uso devono essere previste clausole che informino l’utente riguardo il possibile trasferimento dei dati alla farmaceutica. Inoltre, nel caso in cui lo user sia un Health Care Professional, deve essere consapevole che potrebbe essere contattato per FU da parte dell’azienda farmaceutica.

Chatbot

Sempre più diffusi sono i chatbot, servizi di messaggistica online automatizzati per fornire assistenza 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Essendo completamente tracciati, è possibile condurvi un’attività di screening per la farmacovigilanza e, nel caso in cui la quantità di dati della conversazione fosse troppo grande, si possono utilizzare strumenti di ricerca automatizzati o sfruttare algoritmi in grado di riconoscere un AE e altre informazioni utili. Per un uso consapevole dei chatbot è necessario sia un disclaimer che ricordi all’utente che sta chattando con un automatismo, sia un messaggio che fornisca il contatto di riferimento per la farmacovigilanza.

In conclusione le nuove tecnologie consentono certamente un’efficienza maggiore nella raccolta degli eventi avversi. Tuttavia il carico di lavoro del team di farmacovigilanza è aumentato dato l’incremento d’informazioni, che seppur raccolte dai social network tramite app, chatbot e algoritmi, devono comunque essere ricondotte a una presenza umana esperta per un’analisi approfondita. Sebbene la sinergia tra innovazione tecnologica e farmacovigilanza abbia fatto passi da gigante, il digital team deve avere la farmacovigilanza nel suo DNA, in modo da bilanciare creatività digitale con le regole di farmacovigilanza.